Studio-Piaggio / Spazio3-1984
Il veicolo nasceva come proposta per la mobilità urbana, non alternativa ma complementare all’automobile, ovvero in grado di agevolare alcuni servizi quotidiani grazie alla sua praticità e al basso costo di esercizio. La piattaforma era a tre ruote - concettualmente come una Piaggio Ape - con motorizzazioni da 50 cc (a due tempi) fino a 250 cc (a quattro tempi), e quindi con la possibilità di guida senza patente, o comunque con costi di gestione limitati. Rispetto ad un classico «motocarro», tuttavia, lo Spazio 3 aveva una carrozzeria aerodinamica dal design più ricercato (in parte «automobilistico»), in grado di garantire una maggiore versatilità. Ad esempio, le porte incernierate anteriormente e basculanti potevano essere completamente asportate, mentre il vano posteriore era ricopribile con gavoni incernierati longitudinalmente, con tetto rigido vetrato o con telone, ma poteva anche rimanere aperto, con tubi a vista, come in un pick-up. Le dimensioni esterne erano molto compatte - da notare il raffronto con la piccola Fiat 126 - e l’interno prevedeva un abitacolo a due posti e una plancia semplice ma pratica, dal design molto curato e non privo di eleganza nella sua «essenzialità». Vennero realizzati alcuni prototipi dall’azienda Maggiora che, oltre a risultare ben fatti, ottennero anche un certo gradimento da parte della dirigenza Piaggio; il progetto, però, non ebbe seguito, forse anche per il cambio di gestione aziendale che avvenne poco tempo dopo. Un vero peccato: sicuramente la Spazio 3, con le necessarie evoluzioni, avrebbe potuto avere una brillante «carriera» in questi decenni, fino ai giorni nostri.