Bugatti EB 110/PM1- 1989
BUGATTI EB110 / PM1
Modello statico
"Un modello di auto sportiva in scala 1:1 e realizzato interamente in legno. Una struttura la cui forma supera il valore stilistico ed esprime, nella sua matericità, una filosofia, un modo o metodo di espressione e costruzione che era tipico dell'atteggiamento comunicativo e comportamentale dell'uomo nei confronti dell'auto sino a pochi decenni or sono. Si chiama PM1 e rappresenta il simbolo che accompagna la 65a edizione del Salone Internazionale dell'Automobile di Torino. Un ritorno d'immagine necessario per Torino che da sempre ha rappresentato il luogo in cui si sono misurati i costruttori automobilistici per genialità e creatività, ed in cui sono nati professionalmente i grandi stilisti. Realizzato interamente dalle sapienti mani di Paolo Martin, la PM1 non è un puro esercizio di stile ma una proposta adatta al gusto attuale, una realizzazione che tiene conto di tutte le esigenze ergonomiche, delle normative di vari paesi, della fattibilità e dell'economia di costruzione. Martin ha previsto anche l'allestimento interno, ricco di proposte originali. L'abitacolo monoposto è costituito da una capsula in cui il volante è sostituito da due volantini situati sui poggia braccia, per una guida più ergonomica. Per la sicurezza, il conducente dispone di una cintura a quattro punti di ancoraggio che incorpora un airbag addominale. Osservata nei suoi aspetti tecnici o apprezzata semplicemente come auto "mobile" la PM1 è comunque una realtà risolta in modo tradizionale e presentata cosi semplicemente, a risvegliare quel senso intimo del gusto e del fascino che accompagna sempre e per molto tempo un'opera valida." -
Nel marzo del 1989 vennero a farmi visita il dott. Romano Artioli accompagnato dall'Ing. Paolo Stanzani, i quali mi diedero l'incarico di progettare, su telaio Bugatti 3000,una vettura con certe caratteristiche. Quello che si vede è realmente un pò datato, il progetto ha però 18 anni e quindi certe appendici, specialmente aereodinamiche, oggi non sarebbero più di moda. La filosofia del progetto era essenzialmente di creare due zone ben distinte, quella della trazione e della forza legata a terra e quella della cellula abitativa con forma aerea e staccata idealmente dal corpo. Per una serie di vicissitudini, pur piacendo, il progetto non partì e io mi tenni il modello in scala 1:4. Successivamente, nel 1991, si interessò al progetto un imprenditore giapponese, Joshiro Kitami, che voleva rinverdire il marchio Ford Cobra in cui aveva delle partecipazioni. Eseguii allora il modello in polistirolo per avviare l'ingegnerizzazione, ma purtroppo anche questa operazione fallì per problemi finanziari. Naturalmente, preso da una forte seccatura, mi misi a costruire il modello 1:1 in legno e utilizzai il medesimo per fare uno studio del tutto personale sulla sicurezza passiva. Mi inventai la cellula abitativa a struttura tetragonale in composito, "sospesa" all'interno con la pedaliera sottomessa alla superficie, cintura a quattro punti con Air-Bag addominale, Air Bag sotto le ginocchia e il comando di guida composto da due tronchi di cono posizionati contro marcia con funzioni di sterzo e un un selettore di funzioni sul lato dx. Il tutto risultò comodissimo e sensibilissimo.