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Studio-Lotus 2000 - 1979

 

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1980 LOTUS 2000

Siamo nell’anno 1979. 
Un amico giornalista mi chiese se ero in grado di soddisfare un personaggio notoriamente molto pragmatico ed esigente con la massima riservatezza e discrezione. 
Incuriosito accettai ed un giorno mi vidi alla porta il titolare della Lotus Cars Limited, nonché il patron della omonima scuderia corse di F1, l'Ing. Colin Chapman con suoi collaboratori al seguito. 
La sua richiesta era di costruire una vettura sportiva di 2000 cc, 8 cilindri, quattro posti e quattro porte utilizzando le tecniche costruttive tipiche della Lotus di allora, cioè traliccio tubolare centrale portante con sovrastruttura in vetroresina. 
Doveva essere un auto che avrebbe inserito la Lotus nel segmento delle vetture di lusso ad alte prestazioni ed essere praticamente l’anti Ferrari del momento. 


Avendo avuto esperienze antecedenti su questa tipologia di prodotto mi misi al lavoro, l’unico problema era concepire l’oggetto costruito non in lamiera, ma in vetroresina, materiale con elevati e differenti spessori e quindi di difficile abbinamento con profilati, estrusi e accessori non concepiti per queste esigenze. 
Mi accorsi subito che Mr. Chapman era molto esigente, ma nello stesso modo lasciava una relativa libertà, in modo che il risultato finale fosse il più possibile di gusto internazionale. 

All’inizio del 1980 presentai i primi bozzetti con prospettive anteriori e posteriori per poter capire l’orientamento di entrambi e giungere alla conclusione. Seguirono alcune viste di lato fino alla scelta della soluzione. 
Nel mese di Aprile eseguii il disegno in scala ¼ e iniziai la costruzione del modello in relativa scala con fondo grezzo. Mr. Chapman corresse di persona il modello e volle alcune piccole modifiche fino al modello definito, presentato con soluzioni differenti a detra e a sinistra. 
Questo studio fu presentato nella sede di Norwich nel mese di Giugno del 1980. 

Purtroppo il destino non fu d’accordo e Mr. Chapman ci lasciò dopo breve tempo. 
Il sogno di entrambi rimase nel cassetto e tutto finì con grande rammarico mio e del suo entourage. 

Questo piccolo segreto custodito per 25 anni ora può essere visto come una testimonianza di imprenditoria e di design fine anni 70, in cui si dimostra che decisioni semplici e selettive avrebbero potuto avere il loro peso nell’evoluzione della storia dell’auto. 
A me rimane, comunque, la soddisfazione di aver partecipato e risolto un progetto così audace, anche se rimarrà per sempre nel cassetto dei sogni. 



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